Giornata in Valle d'Aosta
Visto che il nostro amato DalaiLama Village riaprirà a dicembre, eccovi alcuni suggerimenti per vivere le bellezze della valle in un solo giorno.
1° TAPPA
Antico ponte di Pont Saint Martin.
È un’imponente testimonianza della romanizzazione della Valle d’Aosta. Incerta la sua datazione: per alcuni sarebbe stato costruito verso il 120 a.C., per altri nel 25 a.C.
Ancorato alla viva roccia da entrambi i lati, è alto 25 metri e la sua unica arcata è larga 35 metri. Alla base sono visibili, scavati nella pietra, gli alloggiamenti per le travi lignee che hanno costituito l’impalcatura necessaria per la costruzione dell’arcata in pietra. A fine Ottocento furono collocate alcune chiavi in ferro per consolidare la struttura.
La leggenda
La fantasia popolare ha attribuito la costruzione del ponte al diavolo. La leggenda narra che San Martino, vescovo di Tours, dovendo ritornare dall’Italia nella sua diocesi, si trovò bloccato dal torrente Lys, che con la sua piena aveva travolto l’unica passerella. Il diavolo gli propose di risolvere il problema costruendo, in una sola notte, un solido ponte, ma pretese in cambio l’anima del primo che lo avrebbe attraversato. Il santo accettò. La mattina seguente si presentò ad un estremità del ponte e furbescamente lanciò un pezzo di pane di modo che un povero, vecchio, malaticcio cane corresse ad attraversare il ponte. Il patto era stato rispettato e il diavolo furente afferrò l'animale e si gettò, distruggendo il parapetto e tuffandosi nel Lys per tonare nelgi inferi. La popolazione così aveva il suo passaggio e costruì la cappella votiva che ancora sorge a metà del ponte.
2°TAPPA
Strada romana a Donnas
La strada romana delle Gallie, costruita per collegare Roma alla Valle del Rodano, ha nel tratto di Donnas uno dei suoi punti più caratteristici e spettacolari, intagliata com‘è nella viva roccia per una lunghezza di 221 metri.
In un luogo dove, in antico, il promontorio roccioso arrivava a tuffarsi nelle acque della Dora, i Romani hanno lanciato una vera e propria sfida alla natura intagliando una roccia viva su cui hanno saputo tirare pareti perfettamente verticali e nel cui grembo hanno ricavato il sedime stradale.
Emozionante ed insolita, qui la Via delle Gallie dà il meglio di sé offrendo lo spettacolo di un passaggio ad arco di 4 metri di spessore, 4 metri di altezza e quasi 3 metri di larghezza che illustra eloquentemente la mole di roccia asportata, mostrando tutta la raffinatezza di una tecnica stradale mai più raggiunta fino ai viadotti e alle gallerie moderne.
Nel Medioevo l'arcata servì come porta del borgo, che veniva chiusa durante la notte; le altre difese erano naturali: da una parte la montagna e dall’altra il fiume.
Una strada fondamentale, molto utilizzata nel corso dei secoli come, effettivamente, testimoniano i profondi segni lasciati dal passaggio dei carri e dall’usura del piano di calpestio che, in più punti, presenta rattoppi e risarciture operate nel tempo.
Poco oltre, sulla destra, si riconosce il profilo aggettante di un miliario, anch’esso risparmiato nel banco roccioso, che ci informa in merito alla distanza da Augusta Praetoria (l’attuale città di Aosta): XXXVI miglia (circa 54 km).
3°TAPPA
Bard e il suo forte
Già agli inizi del VI secolo d.C. esisteva a Bard una guarnigione composta da sessanta armati che difendevano le cosiddette “Clausuræ Augustanæ”, il sistema difensivo costituito per proteggere i confini dell’Impero.
Nel 1034 tale sistema fu definito “inexpugnabile oppidum”, ed è questo uno dei più antichi riferimenti ad un castello in Valle d’Aosta.
Nel 1242 entrarono in possesso della signoria di Bard i Savoia, con Amedeo IV, spinti dalle insistenze degli abitanti della zona, stanchi dei soprusi di Ugo di Bard che, forte della posizione del suo castello, imponeva pesanti balzelli a viaggiatori e mercanti. Da quel momento, il castello dipenderà sempre dai Savoia, che vi instaureranno una guarnigione: nel 1661 vengono persino concentrate a Bard le armi provenienti dalle altre fortificazioni valdostane, tra cui Verrès e Montjovet.
Il castello diventerà protagonista poi in occasione del passaggio dell’esercito francese nel 1704 e soprattutto dell’arrivo di Napoleone Bonaparte che, nel maggio del 1800, troverà asserragliato nel forte un esercito di difesa formato da 400 austriaci. Le strutture difensive del forte erano talmente efficaci che l’armata napoleonica impiegò circa due settimane per superarle, riuscendovi solo con l’astuzia. Il forte venne poi fatto smantellare da Napoleone, per evitare, in futuro, ulteriori problemi.
Quello che vediamo oggi è il rifacimento voluto da Carlo Felice che, in piena Restaurazione, a partire dal 1830 ne fece una delle strutture militari più massicce in Valle d’Aosta. Alla fine dell’800 il forte si avviò al declino, utilizzato come bagno penale prima e come deposito di munizioni poi.
Dismesso nel 1975 dal demanio militare, fu acquisito dalla regione Valle d’Aosta nel 1990 e completamente rinnovato nel 2006.
Rimasto pressoché intatto dal momento della sua costruzione, ad'oggi ospita gli spazi dedicati alle mostre temporanee: all’interno, oltre al Museo delle Alpi, si trovano le Prigioni le quali conducono in un percorso tematico multimediale sulla storia del Forte.
Per accedere alla sommità della fortezza è possibile seguire il percorso pedonale che si sviluppa fra possenti muraglioni partendo dall’interessante borgo medievale a lato del parcheggio, oppure servirsi degli ascensori panoramici attraverso cui si può godere di una meravigliosa vista sulla valle circostante.
3°TAPPA ALTERNATIVA
Il santuario di Machaby
Il santuario si trova a 696 metri di altitudine nel vallone di Machaby, non lontano dall’abitato di Arnad, in una splendida posizione fra boschi di castagno.
L’edificio, di origini trecentesche, è stato interamente ricostruito nel 1687.
Oltre a numerosi ex-voto, all’interno si trova una statua seicentesca raffigurante la Madonna, definita dallo studioso Bruno Orlandoni “uno dei maggiori capolavori della scultura barocca in Valle d’Aosta”.
4° TAPPA
Il Lago Blu a Cervinia
Il suo vero nome è Lac du Layet, ma visto il suo colore è da tutti chiamato Lago Blu ed è una delle perle della valle del Cervino, il classico lago da immortalare per la sua bellezza. Non solo però!
Se d’inverno l’aspetto fiabesco è assicurato grazie alla neve e alla superficie ghiacciata, d’estate la sua singolarità è data dal suo colore, appunto un blu intenso, derivante da un’alga che gli conferisce meravigliose sfumature che vanno dal blu al verde smeraldo, a seconda della luce. Quando invece la giornata è limpida, il lago si trasforma in uno specchio e il Cervino si riflette nelle sue acque, creando un paesaggio da lasciare a bocca aperta. Ad incorniciarlo i verdi accesi dei pini e dei larici e il colore dei prati di montagna fioriti.
4° TAPPA ALTERNATIVA
Il castello di Issogne
La storia
Il feudo di Issogne era dominio dei vescovi di Aosta, la proprietà passò nelle mani della famiglia Challant. Nel corso del tempo gli edifici esistenti furono ampliati ed uniti, fino alla trasformazione radicale avvenuta tra il 1490 circa e il 1510 ad opera di Giorgio di Challant, priore di Sant’Orso, che ne fece una sontuosa dimora per la cugina Margherita de La Chambre ed il figlio Filiberto. Fu allora che il castello assunse l’aspetto attuale, diventando un unico palazzo a ferro di cavallo, affacciato su un ampio cortile e un giardino all’italiana, sul cui alto muro di cinta furono dipinti personaggi importanti ed eroi; il porticato al piano terreno fu ornato da una serie di lunette affrescate con scene di vita quotidiana e rappresentazioni di botteghe, mentre al centro del cortile sorse la celebre fontana in ferro battuto detta del Melograno, simbolo di prosperità. Sempre in quel periodo molti ambienti interni furono decorati con affreschi, sia nelle zone di rappresentanza, quali la Sala di Giustizia o la Cappella, sia nelle stanze più private, tra cui gli oratori di Margherita de La Chambre o di Giorgio di Challant. Dopo i fasti del Cinquecento, la residenza si avviò verso un progressivo declino e nel 1872 fu venduta all’asta pubblica: acquistata dal pittore torinese Vittorio Avondo, divenne oggetto di un’attenta campagna di restauro che le restituì l’antico splendore. Donato allo Stato nel 1907, oggi il castello appartiene alla Regione Autonoma Valle d’Aosta all'interni insieme ad alcuni elementi dell’originale mobilia, ci sono altri arredi rifatti alla fine dell’Ottocento, che insieme a numerosi oggetti d’uso domestico ripropongono l’ambientazione tardo quattrocentesca voluta da Avondo.
Al TERMINE DELLA GIORNATA POTRETE TORNARE A CASA ARRICCHITI, MAGARI AFFATICATI, MA PRONTI A VISITARE ALTRI LUOGHI MAGICI E ANTICHI DI QUESTA CELATA VALLE D’AOSTA.
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